etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


mercoledì 28 maggio 2014

ETICA NELLA DEMOCRAZIA O PRATICA DELLA FURBIZIA: QUALE FUTURO PER L’EUROPA?


…Noi abbiamo una forma di governo che non guarda con invidia le costituzioni dei vicini, e non solo non imitiamo altri, ma anzi siamo noi stessi di esempio a qualcuno. Quanto al nome, essa è chiamata democrazia, poiché è amministrata non già per il bene di poche persone, bensì  di una cerchia più vasta: di fronte alle leggi, però, tutti, nelle private controversie, godono di uguale trattamento; e secondo la considerazione di cui uno gode, poiché in qualche campo si distingue, non tanto per il suo partito, quanto per il suo merito, viene preferito nelle cariche pubbliche; né, d’altra parte, la povertà, se uno è in grado di fare qualche cosa di utile alla città, gli è di impedimento per l’oscura sua posizione sociale.
Come in piena libertà viviamo nella vita pubblica così in quel  vicendevole sorvegliarsi che si verifica nelle azioni di ogni giorno, noi non ci sentiamo urtati se uno si comporta a suo gradimento, né gli infliggiamo con il nostro corruccio una molestia che, se non è un castigo vero e proprio, è pur sempre qualche cosa di poco gradito. Noi che serenamente trattiamo i nostri affari privati, quando si tratta degli interessi pubblici abbiamo un’incredibile paura di scendere nell’illegalità: siamo obbedienti a quanti si succedono al governo, ossequienti alle leggi e tra esse in modo speciale a quelle che sono a tutela di chi subisce ingiustizia e a quelle che, pur non trovandosi scritte in alcuna tavola, portano per universale consenso il disonore a chi non le rispetta…
dal "Discorso di Pericle agli ateniesi", Tucidide, Storie, II, 34.

 
Certo appare sempre più difficile scegliere un argomento da trattare in breve, per esprimere un pensiero da condividere e da confrontare tra coloro che vogliono discuterne in senso costruttivo. Il panorama italiano dell’attualità offre infatti  situazioni veramente incredibili, inenarrabili e soprattutto al di fuori di qualsiasi possibilità di giudizio sistemico. Non faccio infatti che ripetere da gran tempo ormai, che i mass media veicolano notizie preparate da incompetenti, che ci informano in maniera disinformata e che soprattutto cercano solo ed esclusivamente lo scoop  a fini economici e di audience. Questo accade in tutti i settori: che si parli di elezioni, politiche, europee o amministrative, che si parli di banche, di imprese, di pubblica amministrazione, di fisco, di religione, di Ior, di assicurazioni e quant’altro la nostra mente umana possa immaginare c’è sempre una notizia che riguarda le mazzette, la corruzione la concussione. C’è sempre un connubio tra politica, finanza, banche, cosche mafiose interessi striscianti ecc. Ma perché mi domando? Possibile che a tratti ricorrenti i corsi e ricorsi storici di vichiana memoria si ripetano in maniera spudorata senza che nessuno riesca ad intervenire? Ma perché le verità del  il discorso di Pericle, per quanto strumentale lo si voglia intendere, non vengono neanche considerate dalle classi dirigenti della presente generazione italiana nata nella seconda metà del secolo scorso? Io credo che il problema sia insito in una realtà che ci rende singolari agli occhi di tutti gli altri Paesi che come per effetto delle mele marce ci stanno pian piano emulando. Quello di cui voglio parlare è la furbizia degli italiani che come rilevava nell' "Italietta imbelle del Prezzolini e del Corradini” il primo dei due autori nel suo Codice della vita italiana “L’italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l’italiano in generale ha della furbizia stessa”.  Come facciamo a conciliare questa realtà con gli alti ideali insiti nella democrazia? Il discorso di Pericle proprio per la nostra furbizia, da noi viene letto al contrario, vale a dire che noi abbiamo una forma di governo che guarda al modello degli altri, che invidia le istituzioni che gli altri hanno in termini di parlamento, di presidenza della repubblica, in termini di sistema elettorale ecc. noi non siamo di esempio a nessuno, anzi noi cerchiamo di copiare gli altri per ottenere il nostro tornaconto. Esattamente come si fa per la creazione delle leggi: fatta la legge scoperto l’inganno. Anche la nostra democrazia, invece di essere amministrata  per i molti, da diverso tempo a questa parte, si dimostra organizzata nell’interesse esclusivo dei pochi….più furbi… basta un unico riferimento: l’assenza di lavoro! Non parliamo poi dell’uguaglianza davanti alla legge: i furbi che….ben conosciamo sono più uguali dei …fessi che non conosciamo. Mentre i primi infatti hanno buoni avvocati, fanno intrallazzi, sfruttano prescrizioni e rinvii, i secondi sono obbligati ad accettare il giudizio senza potervisi opporre. Pensiamo alle molte categorie che sfruttando la loro posizione di privilegio di fatto o istituzionale si permettono angherie della peggior specie, rasentando a volte anche l’omicidio conclamato…ebbene queste persone però sono  protette dalla loro categoria, con una indulgenza ed una omertà da fare invidia al mafioso più incallito. Tale situazione, per colpa di alcuni che non vengono adeguatamente puniti o radiati dalla categoria (perché come tutti sappiamo le categorie professionali e istituzionali usano questa metodologia per cautelarsi all’ombra di una reciprocità omertosa: siccome ciò che oggi capita a te domani potrebbe capitare a me allora io sono costretto a difenderti fino al massimo delle mie possibilità. Tale fenomeno si è visto in tutti gli ambienti: nelle forze dell’ordine, nei militari, nei politici, negli ambienti clericali, nei medici, nei giudici, negli avvocati, nei commercialisti, nelle grandi imprese, nelle banche negli appalti pubblici ecc.) Ma per il discredito che gettano sulle nostre istituzioni più che essere difesi dovrebbero essere allontanati  proprio in virtù dell’atteggiamento democratico che imporrebbe che “come in piena libertà viviamo la vita pubblica così  in quel  vicendevole sorvegliarsi che si verifica nelle azioni di ogni giorno, noi non ci sentiamo urtati se uno si comporta a suo gradimento, né gli infliggiamo con il nostro corruccio una molestia che, se non è un castigo vero e proprio, è pur sempre qualche cosa di poco gradito.” Ecco quindi che la “connivenza corruttrice” scaccia ogni barlume di meritocrazia, di autorevolezza fondata sul prestigio, generando soprattutto “inciucio”  conflitto di interessi ed una forte inclinazione verso tutto ciò che è contrario alla legalità. Sembra quasi che la vita pubblica sia legata in maniera direttamente proporzionale, se non più che proporzionale all’illegalità.  Qualcuno potrebbe accusarmi di generalizzare, però quando il fenomeno si allarga a macchia d’olio appare molto difficile non farlo, anche perché la nostra democrazia non offre strumenti per distinguersi: o si è dritti o si è fessi! La democrazia pertanto diviene un sogno utopico riservato a tutti coloro che credendo nella propria dignità e vivendo nella pratica della nobiltà d’animo costruiscono giorno per giorno ciò che gli altri tentano di distruggere ad ogni piè sospinto. Ma allora se il nostro senso di democrazia appare di così basso livello da non poter essere considerato come elemento fondante della crescita sociale e dello sviluppo armonizzato dell’uomo, che cos’è che vogliamo portare nel futuro della nostra società e per dirla in breve in Europa? Non certo l’etica, bensì la furbizia. Questa infatti rappresenta la prassi più ingegnosa e scaltra mirata all’egoismo e al tornaconto personale; rappresenta quel tipo di perspicacia legittimata dalla malignità e dalla scaltrezza truffaldina che si manifesta nell’inganno e nel raggiro fatto di truffa, trucchi e furto con destrezza, che fa ammirare il ladro mentre si deride la persona ingenua perché onesta, quale “stupida vittima”.  Anche se non possiamo generalizzare  possiamo dire però che la mancata costruzione della nostra società, la mancanza di vera unità democratica del popolo italiano pare originare proprio dal fatto che noi italiani primeggiamo nel saperci arrangiare, nel “napolitanismo” più astuto che porta ad esaltare e ammirare i furbi e…. quell’immensa platea dei nostri evasori fiscali che gode di un incredibile “rispetto” ne è una clamorosa dimostrazione, tant’è vero che, mentre coloro che pagano le tasse vengono vessati per i minimi errori materiali in dichiarazione dei redditi senza potersi opporre, questi invece usufruiscono addirittura della prassi ormai consolidata dello “scudo fiscale” reiterato.  A questo punto mi domando, dopo che finalmente gli italiani sembrano essersi messi una mano sulla coscienza rispetto alle elezioni europee, scegliendo il riformismo allo “sfascismo pentastellato” che cosa vogliamo portare in Europa? L’etica nella democrazia o la furbizia nella confusione? Vogliamo continuare con la nostra prassi consolidata di burocratici “UCAS” (Ufficio Complicazione Affari Semplici) oppure vogliamo esportare un modello di cui siamo naturali portatori, che non è la furbizia, ma la “creatività esistenziale” che tutto il mondo ci  invidia in qualsiasi campo. Vogliamo esportare il modello di una democrazia la cui cultura si basa su una visione del mondo fondata sulla dignità dell’essere umano che imparando a vivere con gli altri esseri umani, a prescindere da qualsiasi diversità, eleva il livello dell’interdipendenza fino al punto di renderla una virtù a cui si dà il nome di “solidarietà”? A mio avviso non si può più procrastinare il dovere di esportare il modello di una Italia onesta che non si arrangia, ma che ha l’abilità di saper sciogliere i nodi troppo stretti e districarsi dai grovigli più fitti indotti dalle complessità di una globalizzazione che possiamo gestire da maestri e senza “compiti a casa” fatti in tedesco o in inglese; ciò attraverso la virtù della sapienza, della lungimiranza, dell’acutezza intellettuale e de della capacità creativa, che ci contraddistingue  anche laddove nessuno vede soluzioni, per vivere con serenità quel futuro che si chiama Europa e di cui l’Italia nella Storia ne è stata ideatrice, fondatrice e sicuramente ne sarà già nel prossimo futuro potente attrice. Questa speranza fondata sull’etica e non sulla furbizia è un monito che mi sento di inviare a Matteo Renzi che come Presidente del Consiglio e come futuro Presidente del semestre europeo sappia non tanto parlare, non tanto proporre, non tanto gestire, quanto più scoprire tutti quei geni nascosti nei meandri delle nostre situazioni sociali, che possano dargli i suggerimenti giusti per creare ed esportare in Europa un modello di democrazia “bottom up” che cioè partendo dal basso edifichi come le fondamenta della casa una costruzione la cui solidità non è fatta di parole o interessi, ma di persone che fanno politica, che possiedono profondità e spessore esistenziale e pertanto in grado di ridare all’Italia quella funzione che già ebbe nel corso dei secoli e che esplose in quel periodo storico-umanistico che si chiamò Rinascimento, tempo in cui le migliori menti ed i migliori intelletti si misero al servizio di un progetto di sviluppo veramente umano, sociale ed economico, dimostrando al mondo che l’Italia, con le sue bellezze, intelligenze, storia, tradizioni e cultura, è stata, è, e rimane nei secoli futuri il vero serbatoio di umanità e quindi di etica  non solo all’interno dell’Unione Europea ma del mondo intero.