etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


martedì 23 ottobre 2012

IL RITORNO AL CONTENUTO AUREO COME ULTIMA SPIAGGIA ETICA!

 “…La prontezza del pubblico ad accrescere le proprie scorte di moneta in risposta ad uno stimolo relativamente debole è dovuta al fatto che i vantaggi della liquidità (reali o supposti) non sono ostacolati da nessun fattore contrario, come potrebbe essere quello di un rapido aumento dei costi di mantenimento al passare del tempo. Nel caso di una merce diversa dalla moneta, una scorta modesta può offrire una certa comodità a coloro che usano la merce. Ma anche se una scorta maggiore avesse una certa attrattiva rappresentando uno stock di ricchezza di valore stabile, ciò sarebbe compensato dai suoi costi di mantenimento nella forma di magazzinaggio, deperimento, ecc. Quindi, oltre un certo punto, si incorre necessariamente in una perdita detenendo una scorta maggiore. Invece nel caso della moneta, come abbiamo visto, ciò non si verifica; e questo per svariate ragioni, e appunto per quelle ragioni che fanno si che la moneta, nella stima del pubblico, sia “liquida” per eccellenza. Quindi sono sulla via giusta quei riformatori i quali cercano un rimedio creando costi artificiali di mantenimento per la moneta, mediante l’espediente di richiedere che la moneta legale, perché conservi tale qualità, debba essere periodicamente stampigliata ad un costo determinato o sottoposta a analoghe decurtazioni; e il valore pratico delle loro proposta merita considerazione….” J.M. Keynes Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta. (Ed. Utet Torino 2006  pag. 424).


   Mi scuso con i miei lettori che aspettano da qualche tempo questa riflessione sul terzo scenario possibile in termini di disintegrazione dell’Euro. Finalmente sono giunto a definire i contorni e parlarne in maniera comprensibile da tutti. Ovviamente il tempo che ho impiegato non è dovuto soltanto alla difficoltà di chiarire il mio pensiero e ricercare i dati per dare una visione attendibile, ma è stato determinato anche dal fatto che sono stato assalito da problemi di coscienza: la descrizione di questo scenario in termini tecnici infatti, poteva dare l’appiglio a politici “secessionisti” o “grillini” per dire ”ecco, abbiamo finalmente  trovato la maniera giusta per uscire dall’euro”. Mi preme ricordare a tutti, in proposito, che pur se il trattato UE non prevede procedure di uscita dalla moneta unica, ciò non toglie che un popolo in regime di democrazia resta sempre sovrano e responsabile delle proprie decisioni e pertanto se si indicesse un referendum il cui risultato stabilisse per volontà popolare l’uscita dalla moneta unica ciò avrebbe forza cogente per la separazione. Ecco allora che ho dovuto fare e rifare i conti e soprattutto trovare le parole giuste e una maniera sfumata, evitando tecnicismi, per dipingere lo scenario che non fosse immediatamente percepibile, come invece per motivi di correttezza scientifica avrei fatto.  
La cosa mi costa molto, forse qualcuno di voi mi capirà, come dicevo in apertura infatti, non vorrei dare involontariamente un input a qualcuno che vuole cavalcare la tigre dell’uscita dell’euro. Chiedo scusa di ripeterlo ma vorrei che fosse chiaro: ho tardato a scrivere queste cose, non solo per la difficoltà di mantenere un rigore scientifico di carattere etico, ma anche perché è tanta la paura che queste mie parole possano venire strumentalizzate. Ciò che farò pertanto è delineare appena lo scenario, senza scendere nei particolari del come si fa. Vi prego di non volermene, ma per me che credo ”nei corsi e ricorsi storici” di vichiana memoria è molto problematico dare in mano a qualcuno un’idea che pur nella sua finalità etica, rappresenta nei miei discorsi un’ultima spiaggia e non certo una soluzione da utilizzare.
Vediamo se riesco a configurare un quadro concettuale comprensibile a tutti anche se un po’ sfumato e per scelta non nitidamente delineato.  Certo non è facile per chi non ha mai sentito parlare di parità aurea ubicarsi nell’argomento. Però se ci diamo punti di riferimento obiettivi possiamo costruire con facilità il ragionamento. Il punto di partenza è che il 15 agosto del 1971 il trattato di Bretton Woods che sanciva la parità Dollaro-Oro a 35 dollari l’oncia è saltato. L’effetto fu l’inizio della flessibilità dei cambi e con questa l’entrata in campo generalizzata del cosiddetto corso forzoso. Vale a dire che una moneta non valeva più per il suo contenuto aureo, ma semplicemente per la credibilità del suo emittente.
Giusto per fare un po’ di storia in analogia con la vecchia lira italiana possiamo dire che questa dopo varie vicissitudini nel secolo scorso raggiunse la stabilizzazione monetaria decretata nel 1927 con l'abolizione del corso forzoso. Si tornò così alla convertibilità in oro (in lingotti) o in divise convertibili. Il contenuto aureo della lira a quel periodo fu stabilito in 0,07919113 g di oro fino, vale a dire che se si possedeva una lira era la stessa cosa che possedere 0,079 grammi di oro. Tale contenuto portava ad una revisione della parità con il dollaro Usa a 19 lire e con la sterlina a 92,46. Questa parità aurea durò fino al 1936 quando la lira fu svalutata di oltre il 40% (1 lira=0,04677 g di oro fino.) La seconda guerra mondiale ridusse ulteriormente il potere d'acquisto della lira, il cui tasso di cambio con il dollaro raggiunse nel 1946 le 225 lire, nel 1947 le 350 per stabilizzarsi intorno alle 625 a partire dal 1949. Quest'ultima parità della lira (dotata solo di “convertibilità esterna”) con il dollaro fu in effetti quella dichiarata dall'Italia al Fondo Monetario Internazionale il 30 marzo 1960 tale nuova parità aurea era pari a 0,00142187 g di oro fino. Dopo gli accordi di Washington  (dicembre 1971) con cui si decretava il totale distacco della parità del dollaro dall’oro,  (15 agosto del 1971)  il rapporto era di 581,50 lire per 1 dollaro Usa (parità aurea ufficiosa 0,0014077 g di fino).
Chiariti questi termini allora possiamo capire come si possa prospettare un nuovo valore dell’euro rapportato alla lira come riferimento al cambio fisso di 1936,27. Senza scendere in particolari, per i motivi più sopra spiegati, il ragionamento da fare è questo: ponendo il valore delle banconote Euro in circolazione in Italia pari a 153,6 miliardi (dato Bankit giu 2012) ed il relativo cambio in lire pari a 1936,27, dividendo le riserve auree pari 95,9 miliardi di euro (dato Bankit giu 2012) per un totale di 2.451,8 tonnellate d’oro  vale a dire che il valore di ogni grammo di oro è pari a euro 39,114 (attuale prezzo commerciale dell’oro 24K è Eur 40,3 al grammo) si otterrebbe che il contenuto aureo relativo a ciascun euro sarebbe pari a gr. 0,00468733839. La catenaria sarebbe la seguente: X gr.= 1 Euro; Euro 39,114 = Lire 75.735; Lire 581,50 = gr. 0,0014077. Quindi mantenendo inalterata la parità ufficiosa corrispondente a quella del 1971 abbiamo che i grammi contenuti in un euro secondo i parametri utilizzati sono 0,00468733839 che moltiplicati per 153,6 miliardi in circolazione darebbero 719,98 tonnellate che rientrerebbero pienamente nel totale delle riserve auree attualmente dichiarato (Ton. 2.451,8) ed esistente presso la Banca d’Italia. (Certamente la cifra può essere  approssimativa, ma al di là dell’esattezza dei calcoli a cui si deve dare il beneficio dell’inventario a causa della enormità degli importi utilizzati ciò che conta è il concetto di restituzione di un rapporto reale tra valore monetario e contenuto aureo). A tale impostazione, per salvaguardare la parità dichiarata in termini di contenuto aureo, dovrebbe corrispondere poi in termini valutari il monopolio delle divise e la salvaguardia del cambio dichiarato,  un ritorno al regime dei divieti, con una doppia quotazione dell’euro in commerciale (dotato di convertibilità esterna) e finanziario (non convertibile) e nel contempo dovrebbe essere abbassata la soglia dei pagamenti in contanti ad un massimo di euro 500, il che porterebbe la base monetaria a restringersi ulteriormente in quanto incassi ed esborsi sarebbero effettuati in euro nazionale (finanziario) tramite moneta scritturale relativa agli strumenti di pagamento esistenti (bonifici, carte di credito, giroconti ecc.) evitando la possibilità che le richieste di convertibilità possano incidere troppo sulle riserve auree del Paese. Va da sé che anche in termini di politica economica occorrerà tornare ad una “autarchia” territoriale che incentivi l’esportazione comprimendo il più possibile le importazioni. Di più non mi sento di dire.
In tale quadro la nascita dell’euro nazionale, protetto dalle riserve auree e gestito da una propria banca centrale potrebbe essere imboccata solo a condizione che vi sia una corrispondente manovra di politica economica tendente attraverso l’aumento della produttività territoriale a mantenere stabile il contenuto aureo ufficialmente dichiarato in fase di uscita dall’euro attuale. Chi desiderasse approfondire può chiedermi come ed io sarò lieto di rispondere a ciascuno singolarmente!